Nessuno, infatti, potrà mai negare nel leggere una poesia o un libro di essersi riconosciuto nei fatti e nelle emozioni descritte dall’artista.
Perché quando leggiamo qualcosa che attira il nostro interesse, è come se leggessimo un libro aperto sul nostro cuore. Per questo l’addio alla poetessa americana Louise Gluck, premio Nobel per la letteratura 2020 lascia come un senso di vuoto, riempito solo dalla rilettura delle sue mirabili liriche.
Ripercorriamo brevemente le tappe della vita e della carriera artistica di Louise, morta di cancro ad ottant’anni. Louise Glück, poetessa e saggista americana.
Vincitrice in patria di premi letterari importanti, tra cui il Pulitzer (nel 1993) e il National Book Award. Nominata poeta laureato degli Stati Uniti nel 2003, decorata della National Humanities Medal nel 2015 da Obama, Glück è autrice di dodici sillogi e due raccolte di saggi.
Glück nasce a New York City in una famiglia di origine ebraica ungherese ed è cresciuta a Long Island. Inizia da giovane a soffrire di anoressia nervosa, patologia superata in seguito. Nella sua produzione poetica, autobiografia e mito classico sono temi predominanti. La raccolta di poesie vincitrice del Pulitzer, L'iris selvatico, è edita in Italia da Giano.
Nel 2019 è stata pubblicata la raccolta Averno (Dante & Descartes 2019).
L’assegnazione del Nobel a Glück, che non era data per favorita dagli scommettitori che ogni anno compilano una lista di possibili vincitori del Nobel, cambia come accade spesso i pronostici della vigilia.
L’Accademia di Svezia che assegna ogni anno il Nobel, la premiò con questa motivazione: “per l’inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza dell’individuo”. La sua vena poetica si esprime in una analisi spietata dei sentimenti, dalla loro nascita alla loro fine passando dall’incanto dei primi palpiti alla brutalità della relazione che finisce.
Indubbiamente le vicende personali della poetessa si riversano in un pessimismo che traspare chiaramente dalle sue liriche.
Il suo testo più conosciuto in Italia è Averno. In Averno, Louise Glück ci parla di temi che sono presenti nel passaggio d’epoca che stiamo vivendo: la solitudine, la paura per l'ignoto, il fascino della notte e l'amore, che si fa desiderio.
Impostato sul mito di Persefone, la dolce giovinetta che viene rapita da Ade il re dei morti. Con Averno la poetessa recupera un modello classico, innestando su di esso temi di carattere personale. In una continua autoanalisi introspettiva cantando i temi a lei cari: un amore finito, un riferimento implicito al suo matrimonio concluso con il divorzio.
Uno dei versi del suo poema ci fa intuire la bellezza di ciò che la poetessa americana ci vuole trasmettere: “Muori quando il tuo spirito muore. Altrimenti, vivi. Puoi non farcela al meglio, ma tiri avanti — non hai altra scelta”.
Foto: credits Reuters